Cosa succede a mettere Eva e Molletta (scusa Giulia, ma per noi resti Molletta) in viaggio per una settimana in una delle traversate più belle del Nord Italia? Un tipico esempio di “slow and heavy”: ma chi l’ha detto che per godersi la montagna bisogna sempre e solo parlare di corsa? Il caro vecchio escursionismo, ha ancora un senso? Non saremo tutti troppo presi dalla mania di correre, correre, correre, non importa dove ma importa quanto? Vediamo se il Dynamic Duo vi convince a prenderla con calma, almeno ogni tanto.
Km: un’80ina
Dislivello: un po’ più di 5000
Tempo massimo: il necessario, ma forse, anche un po’ di più.
GTL: effettivamente potrebbe sembrare il nome di un’importantissima gara di ultra trail, ma invece non lo è.
Le uniche cose che accomunano questa traversata con un ultra sono la fatica, la montagna e i sentieri che la rendono in qualche modo più accessibile all’essere umano.
I sentieri.
Mentre procedevo concentrata verso l’attacco della via guardavo i camminatori con i loro zaini enormi pieni di cose probabilmente inutili fermarsi a guardare una pianta, a chiaccherare, a sedersi e bere un sorso d’acqua.
– Dove andate di bello?
– Sul Campanile a scalare.
– Ah ma davvero? Che brave. Io ho le vertigini, non potrei mai. Che coraggiose.
– Ma va… quale coraggio. E poi fidati ci riusciresti anche tu… Voi dove siete diretti?
– Arriviamo al rifugio, poi torniamo indietro. Speriamo che il tempo regga.
Anche se mi godevo l’avvicinamento e la relativa fatica per me i sentieri erano la rampa di lancio per la mia avventura. Aveva un senso percorrerli solo se arrivavano alla base di una grande parete da scalare.
Il girare in montagna fine a se stesso proprio non riuscivo a capirlo, e diciamoci la verità, un po’ lo snobbavo.
Per quanto a me sembri strano ritrovarmi qui, con uno zaino da 15k (?) a camminare per arrivare ad un posto dove dormire, non riesco proprio a capacitarmi di come Giulia abbia deciso di voler esser qui. Non si sta nemmeno lamentando…anzi, sembra divertirsi più di me.
Con una partenza alla solita buon’ora (le 15 sono un’ottima ora) portiamo il nostro solito stile anarchico ed approssimativo anche a questa nuova disciplina. Nessuno studio preventivo, cartina comprata alle ore 14.45 e via così. Le giovani marmotte ci fanno un baffo.
I posti sono selvaggi e bellissimi, le persone poche. Se fossi venuta qui a correre con la solita modalità ‘half-ass’ non avrei trovato turisti a cui scucire sorsate d’acqua in cambio di foto ricordo.
Procedo lenta e stanca. Credevo fosse una passeggiata e invece ho la testa china e mangio terra. Giulia sta bene, in discesa corre. Insieme impariamo la tecnica scarafaggio grazie cui riusciamo a rimetterci lo zaino sulla schiena dopo una pausa. Ci ripromettiamo di non fare mai più un giro con uno zaino del genere, ma intanto fantastichiamo su soluzioni per portare più cibo alla prossima. Eh si, mentre da un lato mi riprometto che almeno per un anno sui sentieri ci andrò solo ‘fast and light’, dall’altro con Giulia già si pensa alla prossima volta…
Ci sono voluti sei giorni per arrivare da Panarotta a Passo Rolle, se ci si pensa son davvero tanti. Avremmo potuto andare più veloci, fare tappe più lunghe, ma credo che tutto sommato ci saremmo perse qualcosa.
La fretta, il rientro, quello che ti aspetta all’arrivo comincia a perdere senso e ti ritrovi veramente nel presente. Sei in un non-luogo dove poche cose hanno importanza: il vento che preannuncia un temporale, le ore che mancano al bivacco, i calzini bagnati, il risotto al tartufo liofilizzato tenuto per l’ultima sera.
Immersi nel quotidiano, domati dalle scadenze, conquistati dal superfluo, abbiamo bisogno di sporcarci un po’ per riuscire a vedere il bello.
E camminare, alla fine, non è affatto male…
10 COSE CHE NON POSSONO MANCARE IN UNA TRAVERSATA A PIEDI
– un cambio di percorso
– un temporale spaventoso
– un incontro notturno
– condividere una parte di percorso con un nuovo amico
– la conta delle barrette rimaste
– uso preventivo e sconsiderato di medicinali
– un debito da dover saldare tramite vaglia contratto per panini e birre
– uso indiscriminato di bende elastiche
– una sbronza rovinata dall’arrivo di una famiglia in bivacco
– un bagno senza vestiti e un urlo fortissimo