L’idea è semplice e sognare una cosa del genere è facile da comprendere; realizzarla un altro paio di maniche. Le regole sono semplici: coprire il dislivello positivo dell’Everest (8848 metri) correndo sullo stesso sentiero durante un lasso di tempo continuo (illimitato), ma senza quindi fermarsi mai a dormire.
Ora, quale può essere il più bel modo di fare questa cosa se non correndo sulla “montagna di casa”, quella in cui ti sei allenato mille volte?
Il che per Fabio è il Monte Summano, la montagna di 1296 metri che si erge dalla pianura vicentina e che domina la Valdastico e il gruppo montuoso del Pasubio.
Il sentiero che porta alla cima accumula quasi mille metri di dislivello, quindi Fabio lo ha salito. Nove volte di fila. Un totale di 114 km di sviluppo, 24 ore e 42 minuti di corsa e la bellezza di 9456 metri di dislivello complessivo.
Ok ammettiamolo è una cosa da fuori di testa. Ma Destination Unknown non solo accetta queste cose, le supporta.
Diciamo che fare questi chilometri e dislivello in una gara è fattibile e tutto sommato “normale”, ma trovare le motivazioni per farli da solo è parecchio differente.
Quindi abbiamo pensato di fargli qualche domanda.
Complimenti Fabio, icona di Destination Unknown Coaching, il primo a fare un Everesting di corsa in Italia!
Se qualcuno dieci anni fa ti avesse detto che avresti corso per 9 volte di fila il Monte Summano, andando a coprire un dislivello positivo superiore a quello dell’Everest ci avresti creduto?
Certo che no! Nel 2009 erano già 3 anni che avevo smesso di fare sport (giocavo a calcio) e avrei dovuto aspettarne altri 6 per ritornare a correre! Avevo problemi di varici a entrambe le gambe. Mi sottoposi a 2 interventi chirurgici per risolvere il problema. 10 anni fa ero in formissima a fare feste esagerate!
Che sensazioni ed emozioni hai provato al mattino prima di partire per la prima salita? Avevi paura di fallire? Eri calmo? Eri emozionato?
Quando mi accingo ad una prova di endurance ho sempre molti dubbi. Ho il timore che qualcosa possa andar storto, di non essere all’altezza, di non farcela, per cui ero un po’ teso. Poi però, con la prima salita, ho sentito che le sensazioni fisiche e mentali erano molto positive e che la sfida si poteva vincere.
Spiega a una persona come si può trovare lo stimolo per un’impresa solitaria e senza pubblico come questa e spremersi fino in fondo in qualcosa che non è una gara come l’UTMB o un’altra corsa blasonata e famosa.
Lo stimolo principale è la sfida con se stessi! Non volevo dimostrare niente a nessuno. Sono già stato finisher all’UTMB nel 2017 e ho corso qualche altra ultra sopra i 100 km. Ma in questo caso il dislivello era racchiuso in poco più di 114 km e quindi più intenso di qualsiasi altra prova fisica a cui mi ero sottoposto. Non c’erano limiti di tempo, ma volevo farlo al meglio delle mie capacità. Volevo sfidarmi, tutto qua! Non c’era pubblico, ma c’erano diversi compagni di squadra ed altri amici che mi hanno accompagnato e supportato per tutto il giorno (una ventina in tutto). Grazie anche a loro il tempo è volato e la stanchezza offuscata.
Come ti sei regolato con l’alimentazione?
Ho ingurgitato 8 panini con bresaola/fesa/prosciutto, 1 pizza, 9 gel e un po’ di cioccolato fondente, molta acqua, coca, caffè e qualche birretta…analcolica!
Quanto tempo ci è voluto per recuperare da questo sforzo?
Stranamente nei giorni successivi stavo benone, solo i quadricipiti erano un po’ doloranti. Passati però 7/8 giorni il mio corpo ha accusato il colpo, con le gambe molto pesanti e svariati dolorini muscolari. Nel giro di 3 giorni però era tutto passato.
L’aspetto più duro sono stati i km o il dislivello?
Ho accusato di più il dislivello a livello di quadricipiti, non tanto per salire, ma bensì per scendere. All’ultima discesa devo dire che il dolore era “interessante”.
Come ti è venuta l’idea per questa sfida?
Sono venuto a conoscenza dell’everesting navigando nel web, seguendo le imprese di Omar Di Felice, un ultraciclista, il quale annunciava il suo tentativo, poi riuscito. Da lì ho appreso che c’era anche chi nel mondo lo faceva di corsa e un tarlo si è insinuato…e siccome volevo fare un bel “lungo” ho coniugato le due cose.
C’è qualcuno in particolare che ti ha ispirato nel realizzare quest’idea?
Nessuno in particolare mi ha ispirato, solo la voglia di mettermi alla prova e uno spirito di ricerca (su me stesso) e di avventura. Però se devo fare un nome dico Toni, un bel giovanotto di 71 anni che nel 2014 mi ha iniziato al trail running e che fra pochi giorni correrà Il Passatore per la terza volta!
Quale pensi che sia la cosa più affascinante e inspiegabile che porterai con te dopo questa esperienza? Credi che ricorderai questa giornata per molto?
Credo proprio che non scorderò il giorno del mio Everesting. Non lo scorderò perché è stata per me una bellissima giornata non solo di sport, ma soprattutto di amicizia! I miei compagni SKYRUNNERS LE VIGNE VICENZA e altri amici mi hanno fatto una bellissima compagnia per tutto il giorno, dalla prima all’ultima salita, sostenendomi e coccolandomi affinché vincessi la sfida. Per questo li ringrazio di cuore! La fatica se condivisa diventa più leggera, i chilometri sembrano più corti, le ore passano in fretta.
Coach says
Fabio è una di quelle persone che fanno sembrare normale e gestibile qualsiasi cosa.
Quando ha lasciato cadere lì l’idea dell’Everesting, lo ha fatto come ogni tanto inseriamo una gara nel planning, o cambiamo i giorni di un workout. Poi con calma ci ho ragionato e nell’arco di due ore sono passato da considerarla una follia, a volerla fare anche io in contemporanea, a rendermi conto che io non ce l’avrei fatta. Ma ero molto molto curioso di vedere come avrebbe risposto fisicamente e mentalmente ad una prova così particolare.
Venivamo da un anno in cui avevamo privilegiato tanto la ricerca della velocità, ma per tanti motivi sapevo che su quel tipo di salita, Fabio non ha nessun problema anche senza allenamento specifico. Specie sul Summano, che per i locali è montagna sacra. Ed ero sicuro che avrebbe avuto un sacco di gente a fargli compagnia. Ma restava un tipo di prova molto particolare.
E’andata a finire che si è fatto i primi sette giri praticamente con lo stesso ritmo senza cali vistosi tipici delle lunghe distanze, è calato un pochino col buio (fisiologico) e con qualche problemino di stomaco che ha reso l’ultimo giro un po’più “lungo”. Piuttosto è stato stupefacente vedere la risposta nel dopo: nessun problema articolare, affaticamento muscolare limitato, dal punto di vista energetico non era neanche in riserva (non ha neanche usato i bastoncini!). Ed il lavoro svolto è stato subito assimilato fisiologicamente come un un carico a cui è stata data una risposta positiva, di compensazione.
Qualcosa mi dice che Fabio non rimarrà solo a lungo nella lista degli Everesting italiani…