DU COACHING

FIBBIE FIBBIE FIBBIE

FIBBIE FIBBIE FIBBIE

FIBBIE FIBBIE FIBBIE

Mangi dei cereali stantii che hai ritrovato in un angolo della credenza con dell’acqua del rubinetto – il cellulare già acceso che scarica le milioni di mail a cui dovrai poi rispondere – ti fermi un attimo a pensare a dove ti saresti voluto svegliare oggi e di quali gare prima o poi vorresti avere un pettorale (o una fibbia) incorniciato sopra al frigorifero.
Questa è la Paco’s choice di stamattina

WASATCH FRONT 100 MILE ENDURANCE RUN
Cento miglia di paradiso e inferno. 38 edizioni di questa gara storica, tradizionale e affascinante.
Con ancora i vetri del camper appannati ti svegli e ti infili un paio di pantaloni. Hai un berretto di acrilico nero in testa e accendi il fornello da campo per farti un bel caffè lungo, di quelli che gli italiani spaccherebbero le palle mezz’ora che “non è vero caffè”, ma che in realtà è buono, scalda e l’espresso al bar in questo momento ti manca come sentire l’ultimo tormentone estivo pop che le radio italiane staranno mandando in onda sulla gente spiaggiata a Rimini o in coda in macchina.
Quasi 9000 metri di dislivello. Quasi nessuno corre coi i bastoncini.
il record è di quel vecchio lupo di Geoff Roes in 18:30:55 corso nel 2009 negli anni in cui era una bestia e non guardava in faccia nessuno – l’anno dopo corse Western con record bastonando gli amici Kilian e Krupicka. Ma ti svegli e sai che ti aspettano molte ore sulle gambe, i primi vincono in 20 ore, la gara parte alle 5 di mattino e dalla partenza puoi vedere gran parte delle montagne che dovrai correre.
Il Wasatch Range è fatto di montagne grosse, rocciose e sentieri tecnici.
Nel 1980 partirono 5 corridori del posto. L’anno dopo partirono in 7 e nessuno arrivò. Adesso devi fare la lotteria per poterci partecipare, ma lo spirito della corsa rimane sempre quello. Il Wasatch Range della tua sofferenza se ne sbatte in ogni caso.

 

image

LEADVILLE TRAIL 100 RUN
apri la zip della tenda e il freddolino entra nel sacco a pelo. Fa caldo, ma l’aria è pungente. Leadville è la città più alta degli USA, a 3094 metri di quota. Il posto di per se non ha nulla di eccezionale, è un villaggio di ex minatori in mezzo ai collinoni di 4000 metri del Colorado. La gente gira in camicie di flanella sbiadite a scacchi neri e rossi e jeans slavati. Il centro è una strada con dei bar, un barbiere, un piccolo supermercato e un negozio di vestiti usati. Il commesso che ci lavora, da cui hai comprato un cappellino con visiera usato da qualche ultrarunner e ancora sporco di polvere ha partecipato anni fa alla cento miglia.
“Com’è stato?” Gli chiedi
“Orribile.” Ti risponde
La gara non ha niente di tecnico, strade polverose giganti dove passano due jeep per lato tendenzialmente dritte per 50 miglia. Poi ti giri e ritorni al punto di partenza.
Una out and back vecchio stampo, che si vince correndo sempre, in 16 ore circa. Il record maschile è detenuto da Matt Carpenter che ha stampato un 15:42:59 nel 2005; quello femminile invece della maestra di scuola che nessuno di noi avrebbe voluto come supplente: Ann Trason con 18:06:24 nel 1994. Qualcuno ha mai avvicinato questo record? Si, Clare Gallagher (e già…) con 19 ore e 27 minuti lo scorso anno.
Caldo, polvere, poco ossigeno e tanto fatica.
Leadville 100 è per gente dura.
Sognerai una doccia per le prossime 20 ore.

 

CASCADE CREST 100 MILE ENDURANCE RUN
Presumibilmente staresti mangiando un buger di quinoa e ceci, un bagel organico ai mirtilli con burro d’arachidi crispy e sorseggiando una limonata home made con una foglia di menta dentro; il tutto mentre una ragazza splendida con un fermaglio in testa a pois e gli occhiali da sole sta bevendo un caffè con la bici appoggiata al tavolo. Se non si è capito sei nel Pacific Northwest, più precisamente a Easton, nello stato di Washington.  La gara è un giro secco in senso orario che parte e termina in questo posto, dove la gente vive in vicinati ben curati e per abbracciare un albero servono 7 persone assieme. Easton è a 1 ora da Seattle e a meno di 4 ore da Portland. A meno di un’ora di distanza ci sono librerie intere di fanzine e ci sono piccole cittadine dove suonano più concerti punk in un mese che in un anno nella regione in cui vivi.
Gran parte della gara è su single track, il meteo è imprevedibile: puoi cuocerti al sole come essere sotto al diluvio universale. È il Pacific Northwest si diceva, e le montagne sono ancora dalla parte della ragione rispetto alle città. Colori vividi, boschi infiniti fitti di sempreverdi.
La zona di partenza è contrassegnata da un arco fatto in legno col simbolo della gara – i tre pini. La partenza è alle 5 di mattino e sono solo 164 i runner ammessi alla gara.
Il record? Seth Swanson nel 2004 con 17:56, mentre fra le donne Alissa St Laurent che nel 2015 dopo 19 ore e 25 minuti si presentò terza assoluta all’arrivo.
I boschi del Pacific Northwest, che sono cresciuti grazie alla pioggia e sono così alti e fitti da impedirti di vedere se c’è il sole, ridimensioneranno il tuo ego e la voce di Coach Grazielli sarà solo un’eco nel tuo cervello.
“Stai camminando, ti vedo”

image

ANGELES CREST 100
La tua vita: 30 anni, tre lauree inutili, vivi in affitto da 12 anni, nessuna prospettiva di carriera e l’unica cosa che sai fare con un minimo di competenza e passione è mettere un piede di fronte all’altro.
Difficile dire cosa ti ha portato alla starting line di questa 100 miglia, ma mentre prepari le tue drop bag te ne sbatti il cazzo: vuoi correre.
La gara esiste da 31 anni, uno prima che tu venissi al mondo e alla prima edizione a partire furono già in 37.
Il race director e i suoi collaboratori hanno un anello inciso coi loro nomi, a dimostrazione della loro appartenenza a questa follia da 30 anni. In classifica viene separato chi corre da solo con chi ha un pacer. Come dicono sul loro sito, correre 100 miglia è dura, ma farlo senza crew né pacer è un altro livello.
Il record lo detiene un certo Jim O’Brien dal 1989, quando la gara era anche un miglio più lunga e si sparò il point to point di 161 km in 17 ore e 35 minuti. Dal 1989 nessuno è riuscito a strappargli il record di gara.  Fra le donne un’altra sconosciuta, Pam Smith, in 21 ore e 04 minuti.
Stai facendo colazione con un burrito ripieno di riso e fagioli e guardando il tuo pacer in faccia le parole ti escono sincere dal tuo cuore, senza alcun filtro.
“Qualsiasi cosa ti dirò, tu non ascoltarmi. Dimmi di correre. Non farmi smettere di correre.”

image

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *