DU COACHING

Hot takes from the field: 2023 Season Opening

Hot takes from the field: 2023 Season Opening

Hot takes from the field: 2023 Season Opening

Marzo si è aperto e chiuso alla grande con due classiche gare che segnano da almeno un decennio la Primavera del Trail: Ultrabericus all’Est e Maremontana all’Ovest, entrambe con la distanza regina attorno ai 60 km e distanze accessorie da 45 e 20-ish km. Quest’anno per la prima si respirava aria di novità con una nuova distanza e -se lo chiedete a noi- uno dei più corposi palchi di atleti DU Coaching mai assemblato, mentre la seconda in Liguria ospitava i Campionati Italiani di Trail Lungo – Fidal, con tutti gli onori e gli oneri conseguenti. Dal fronte, Coach T. si porta via qualche take dopo aver passato due weekend back to back a bordo sentiero, in qualità di Coach, supporter e crew!

  • Questo non è uno sport per spettatori: a parte qualche allenatore, un paio di team manager a seguire quelli davanti, un pizzico di familiari intenti a fare la crew e i volontari, attorno alle due gare ho visto pochissimo movimento di persone (non necessariamente atleti) interessate a vedere le competizioni. Questo sport offre poche emozioni?  O come si discuteva pochi episodi fa su Buckled Podcast, -vado a parafrasare- il Trail ha tanti intenditori ma pochi appassionati? Almeno per i Campionati Italiani Trail Lungo a Loano, la delusione non è stata poca, specie poi per il numero inversamente proporzionale di commentatori -più o meno piccati- riguardo lo svolgimento di una selezione Nazionale FIDAL, sul per chi, per cosa, per come.

  • Anche gli atleti nella pancia del gruppo hanno iniziato a sfruttare l’assistenza rapida per accorciare i tempi ai ristori. Per quanto siano esattamente a metà tra la battaglia per il podio e quella contro i cancelli, ogni minuto sembra fare la differenza e questo implica che fidanzat*, amici e compagni di squadra si affannino per esserci nei posti giusti a passare un gel, riempire le flask e mettere la parolina corretta per la situazione. C’è chi si è persino portato lo psicologo al trentesimo km di una gara, e non so bene come interpretare questa cosa.

  • Troppi telefoni in gara: sdoganate ormai cuffie e auricolari bluetooth, in due weekend consecutivi ho visto davvero troppe persone al telefono. Dalle conversazioni ‘sì cara, sto bene’ alle dissertazioni su quanto dura fosse la giornata, quando difficile il percorso, quando erta fosse la salita che si stava percorrendo in quel momento. Ci aggiugiamo poi tutti quelli che lo usano per aggiornare le storie Instagram e viene da chiedersi dove sia finita l’esperienza della gara. ’Ve lo brucio quel telefono!’ Cit. Davide Grazielli.  

  • L’esercito degli ambassador è pronto per il take over. Quando qualche anno fa si intravedeva timidamente qualche runner supportato da un brand, veniva immediatamente etichettato come ‘èlite’ perché non poteva esserci altra spiegazione. Ora non impressiona più vedere t-shirt logate e divise di squadra anche in posizioni improbabili per un atleta in corsa per la prestazione assoluta. Sponsor per tutti: non per dimostrare un valore atletico, ma il più delle volte per comunicare che tale Brand c’è e i suo influencer di riferimento sta facendo la sua pubblicità anche in gara, anche tra i chiudifila.

  • Le atlete donne sono ancora una minoranza tangibile sulle distanze lunghe, 14-15% medio su entrambe le gare da 60km, la situazione migliora sulle distanze intermedie di Ultrabericus dove si arriva al 22%, mentre per Maremontana k45 si rimane sul 14%. Per le gare attorno alla 20ina di km si arriva sempre sopra al 20% di presenza: lasciando ancora grandi margini di coinvolgimento verso il palco atlete Donne.
  • Topo is in the game. Che si tratti dei colli Vicentini o dell’aspro sentiero Ligure, Topo Athletic salta agli occhi con sempre maggiore presenza, in particolare i modelli Mountain Racers 2 e Ultraventure si fanno notare sul palco scarpe generale, testimonianza che brand minori riescono ad entrare tra i mid-packers italiani anche senza marketing sfrenato e tecnologie all’ultimo grido in linea con i leader del settore. Well played, Topo, ora aspettiamo la prossima collezione per valutarne l’evoluzione.

  • Lo shoe counting continua a dare ragione al Max Cushion: Hoka è ai piedi di tanti, tanti, tanti atleti e probabilmente continua a rappresentare il trend d’ammortizzamento ricercato da chi si approccia a gare di media distanza (e anche ‘piccole’ ultra come i 60km). Scarpa mostra i muscoli e l’abbiamo vista davvero bella presente, soprattutto in Liguria dove le Ribelle Run si notavano nelle prime 50 posizioni fino al retro della pancia del gruppo con Infinity a dare certezza. Ritorna Salomon, più presente degli anni scorsi ma non ancora ai livelli della belle époque 2015-2018, maggiormente in sordina La Sportiva, Asics e Brooks, tutte in fase di re-style delle attuali collezioni. Una fotografia -Hoka a parte- che non ha rispecchiato al 100% la situazione del mercato attuale.

  • Il mondo del coverage si sta muovendo anche in Italia. Ad Ultrabericus il race director Enrico Pollini, con il presidente Matteo Meggiolaro, ha fortemente voluto un servizio di aggiornamento live sul percorso per offrire una panoramica sull’andamento della giornata di gara sui canali Social. Un servizio che può funzionare se svolto in maniera ordinata e con una cabina di regia competente (mi permetto di dire che una supervisione local può creare contenuti interessanti e puntuali, qui è un po’ mancata), aspettiamo di vederlo più rodato e preciso in qualche prossimo appuntamento, quest’anno è stato gestito dall’Agenzia TB Press. Maremontana non ha avuto nessun coverage nonostante l’importanza dell’appuntamento sul calendario Italiano, tuttavia Buckled Podcast ha fatto un primo esperimento di coinvolgimento degli atleti papabili per il podio della 60km con interviste dirette: fornendo al pubblico in ascolto un assaggio delle persone oltre il pettorale e dando una review della gara a giochi conclusi.
  • Il core degli atleti in gara non cambia, ma il focus e il commitment sì: vediamo sempre più atleti prepararsi con maggiore impegno, curare con un preparatore aspetti che qualche tempo fa si lasciavano maggiormente al caso e trovare il tempo di informarsi su tante variabili che possano sposarsi o meno con le proprie capacità. Nonostante questo, in quanto presenti spesso nella seconda metà del percorso, abbiamo assistito comunque a splendide detonazioni e più di qualche Poor decision presa nel momento sbagliato, specie riguardo a pacing e strategia di gara. Questo ci ricorda che a volte lasciare più libertà e strutturare meno la preparazione consente all’atleta di rimanere più reattivo verso il Problem solving e in grado di adattarsi meglio alle situazioni di crisi.

  • Nonostante i materiali obbligatori ridotti all’osso per entrambe le gare, non corre (quasi) più nessuno con le borracce da mano, abbiamo spostato giusto un paio di persone in due gare. Aspettiamo Tuscany Crossing per tornare a respirare un po’ di Ammeriga alla vecchia maniera. Non deludeteci!

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