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Si fa presto a dire “bastoncini”!

Si fa presto a dire “bastoncini”!

Si fa presto a dire “bastoncini”!

Basta presentarsi sulla linea di partenza di una qualunque gara di trail su media o lunga distanza e fare un rapido conto: più o meno il 70% dei presenti utilizza dei bastoncini, e in alcune gare probabilmente ci avviciniamo al 90%. Ma cos’è questa sorta di mania da “trekking poles” che sembra aver contagiato l’intero mondo del trail? Proviamo a capirlo insieme.

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Le basi
Camminare in montagna è faticoso, lo sappiamo bene. Figuriamoci correrci. I bastoncini, quando usati correttamente, possono alleviare questa fatica in maniera sostanziale. Il succo del discorso è tutto qui. C’è anche chi si è azzardato a buttare giù dei numeri, asserendo che l’utilizzo dei bastoncini riesce ad alleviare l’affaticamento delle gambe fino al 20%, tuttavia non esistono studi conclusivi a riguardo. Al di là dei numeri, è fuori  discussione che camminare in salita con i bastoncini permetta di sfruttare in maniera proficua tutta quella muscolatura di braccia e spalle che, diversamente, sarebbe solo un peso che ci porteremmo inevitabilmente appresso: tanto vale provarle a dargli un senso e sfruttarlo a nostro vantaggio, no?

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Paco e Carmo si godono due appoggi extra dove l’aria è sottile

Bastoncini sì, ma quali?
Da un punto di vista storico, i bastoncini arrivano innanzitutto dal mondo dello sci nordico e del trekking. I primi bastoncini in alluminio, mutuati dagli specialisti delle nevi, erano leggeri e resistenti ma poco trasportabili e si sono poi evoluti nei modelli telescopici a due o tre sezioni. Un semplice meccanismo di chiusura ad avvitamento permetteva di allungare e accorciare rapidamente il bastoncino, rendendolo adatto alla salita, alla discesa e al trasporto sullo zaino da trekking (o al suo interno). Bingo.
E per il trail? Si poteva fare di meglio e rendere il processo rapido e a prova di bomba (cosa che con la chiusura tradizionale non è sempre scontata… freddo, polvere, acqua, sporco non aiutano certo e sono condizioni comuni in gara o nelle nostre uscite).
Per noi, la vera rivoluzione l’hanno fatta i modelli “a sonda” in carbonio. Con una struttura che ricorda le sonde da ricerca dispersi in valanga ed una serie di sezioni cave che in uso vengono messe in tensione da un cordino di dyneema interno, questi bastoncini hanno segnato il vero cambio di passo per gli appassionati di trail running di tutto il mondo.

Progetto senza titolo
Bastoncini a sonda a misura fissa: da sx Masters Tre Cime Fix, Black Diamond Distance Carbon Z, Leki Micro RCM

Perché? Sono leggerissimi, con un volume d’ingombro minimo una volta smontati, non richiedono manutenzione e non hanno i problemi d’inceppamento tipici dei modelli telescopici. Soprattutto, sono pratici da tenere in mano una volta ripiegati e sono facili da fissare esternamente allo zaino, come vedremo tra poco. Non a caso, praticamente tutti gli atleti elite che usano i bastoncini optano per questa tipologia.

Bastoncini Sonda Regolabili
Bastoncini a sonda regolabili: da sx Masters Tre Cime Carbon, Black Diamond Distance Carbon FLZ, Leki Micro Vario Black

Ci sono poi i modelli a lunghezza fissa, molto diffusi in ambito Vertical K o Sky. Sono in assoluto i più leggeri e funzionali, salvo essere poi un po’ più scomodi da trasportare, non essendo pieghevoli.

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Masters Sassolungo, un capolavoro di leggerezza e robustezza.

Discorso a parte lo fanno le impugnature: in sughero o in tessuto sintetico, corpose o minimali, con lacciolo classico o guantino a sgancio rapido in stile “nordic walking”. Quasi sempre la scelta è dettata dai vostri gusti e dal tipo di utilizzo che fate dei bastoncini.

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I Leki Micro Trail Pro con la caratteristica impugnatura facilmente staccabile.

Chi scrive, per esempio, li usa esclusivamente in salita e predilige i modelli con impugnatura nordic perché sono particolarmente pratici da sganciare nei tratti pianeggianti e in discesa.

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L’autore dell’articolo “on the run”

L’enorme differenza nella scelta dei bastoncini la fa lo zaino che utilizzeremo, perché sarà quello a determinare se e come potremo riporli quando non ci serviranno. La condotta in questo caso è fondamentale: in gara diventiamo tutti pigri, lo siamo addirittura con l’alimentazione (quel gel che dovrei tanto prendere è laggiù, lontano, nella tasca… come farò mai a raggiungerlo?) figuriamoci con i bastoncini. C’è chi li trasporta tutto il tempo in mano, direttamente montati, senza accusare il colpo. Tuttavia, vi posso assicurare che non c’è niente di meglio di avere le mani libere durante la discesa che segue una lunga salita. Oggi, quasi tutti le aziende hanno adeguato l’offerta dei loro zaini ed è sempre più facile trovare soluzioni ingegnose per il trasporto dei bastoncini

Qualche esempio? Abbiamo Ultimate Direction, che nella sua quarta versione della sua Signature Series ha messo a segno un colpo eccellente con un sistema di trasporto semplice, pratico e intuitivo, che funziona bene soprattutto con i modelli a sonda compatti e leggeri.

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Salomon ha introdotto da poco una faretra modulare disegnata appositamente per la linea S/Lab Sense Ultra Set, molto pratica nell’utilizzo sul campo e intelligente perché rimuovibile all’occorrenza. C’è poi il sistema storico di trasporto bastoncini della casa di Annecy, presente sui modelli ADV Skin, estremamente versatile (è uno dei pochi che funziona bene anche con i modelli telescopici) ma un po’ più laborioso da utilizzare.

Infine, abbiamo lo Skin Pro 10 Set che combina addirittura tre modalità di trasporto: internamente allo zaino, esternamente in modo trasversale oppure sfruttando il cordino elastico incrociato presente sul fondo. Ingegnoso e molto efficace.

Per gli amanti degli zaini più strutturati, di concezione un po’ più classica, Raidlight propone dei modelli molto validi sui quali fissare i bastoncini è semplicissimo. Su tutta la linea Ultra Legend troviamo sia il fissaggio classico posteriore, sia un sistema frontale di nuova concezione ad aggancio rapido:

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Non solo zaini.
È passato un po’ di tempo da quando si vide Luis Alberto Hernando vincere gare in tutto il mondo con i suoi fedeli bastoncini fissati in vita tramite una cintura elastica. Da allora, l’offerta di fasce ventrali elasticizzate che permettono di trasportare i bastoncini (prevalentemente i modelli a sonda) è aumentata esponenzialmente. Si tratta di cinture realizzate in materiale elastico, che arrivano fino ai 5 litri di capienza, con cui sostituire lo zaino per trasportare il materiale indispensabile per le vostre uscite. I modelli presenti sul mercato sono parecchi e tutti molto interessanti. Si passa da Archmax a Compressport, da Salomon a Naked passando per Nathan e Ultimate Direction. Il trasporto dei bastoncini in vita offre notevoli vantaggi, lasciando libero il tronco e le spalle. Se vi piace la corsa shirtless e minimale, e non avete bisogno di trasportare troppo materiale, tenetele presente.

Fasce
A sx la fascia Compressport in versione UTMB, a dx l’originale Archmax

Sì, ma il gesto?
I puristi della corsa s’indignano, di fronte a D’Haene che stravince l’UTMB correndo con i bastoncini e mettendosi dietro persino Re Kilian. “Non si corre con i bastoncini!”, “Ma non è neanche capace ad usarli!”. Il puro gesto della corsa viene indubbiamente compromesso dall’utilizzo di quei due pali rigidi che non si sa mai bene come abbinare al passo spedito di un runner efficiente, tuttavia la prova sul campo non lascia adito a dubbi: i bastoncini aiutano tutti, persino i top! E se oltreoceano i detrattori della corsa con zainetto e bastoncini rimangono la maggioranza, in gare particolarmente “montagnard” e con molto dislivello come Hard Rock 100 si cominciano ad intravedere persino in mano ai nomi che contano. Insomma, tocca farsene una ragione: se persino il Coach ha fatto  l’UTMB con un paio di vetusti Camp Xenon 4 in mano, va davvero a finire che i bastoncini servono ad andare più veloce!

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COACH SAYS

Bastoncini? Discorso complicato.

Che possano rappresentare un aiuto valido nelle ultra “montane”, è fuori discussione, ma è davvero tutto così semplice? No, e andiamo a vedere perché.

Qual’è materialmente il vantaggio di utilizzare i bastoncini?

Innanzitutto, scarichiamo dalle articolazioni delle gambe un po’di peso, ma il discorso vale anche per i muscoli del CORE, in quanto la stabilità data dai quattro punti di appoggio ci permette di dover chiudere meno per restare bilanciati
Salviamo la schiena restando più dritti, e nel fare questo aiutiamo anche la respirazione aprendo bene la zona del diaframma e soprattutto ventrale.
E, cosa da non sottovalutare, ci aiutano spesso a trovare continuità e ritmo sulle salite più continue evitando continui fuori giri.

Vediamo invece i punti negativi.

Oltre ad un certo ingombro (anche se, come visto, al giorno d’oggi è un problema superato dalle nuove soluzioni di trasporto), c’è la tendenza ad “addormentare” un po’i runner, che spesso cedono alla camminata anche quando potrebbero comunque sfruttare una corsa poco dispendiosa. E qui arriviamo al nocciolo della questione.
Vero, i bastoncini aiutano, ma non dimentichiamo che l’utilizzo degli arti superiori alza anche i battiti e di conseguenza il dispendio energetico che potrebbe in certe situazioni portarci fuori soglia.

Quindi quando vale la pena usare i bastoncini e quando no?

Innanzitutto, bisogna avere un minimo di padronanza della tecnica, altrimenti davvero si “spende” molto per guadagnare poco e spesso intralciarsi da soli. Ergo, no “domani li prendo senza averli mai usati perché ce li hanno tutti”. Poi valutiamo il percorso: dislivello importante, salite lunghe e continue, chilometraggio pesante, via coi bastoncini. Gare corribili, salite nervose o tanti saliscendi, valutare bene, anche con chilometraggi ultra. A proposito: si usano in discesa? Io sostengo di no, perché ok che aiutano le articolazioni, ma si rischia spesso la caduta e le continue frenate significano per i nostri quadricipiti un aumento delle contrazioni eccentrico/concentriche ed un sacco di scorie. Quindi, a meno di non essere su terreno davvero tecnico e con le ginocchia scoppiate, io eviterei.

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Il Tenente Mirel si gode le Piccole Dolomiti

Ok, vi ho convinto che servono. Ma che altezza? Due scuole di pensiero, a seconda dell’utilizzo. Chi fa VK o Sky preferisce un bastone alto, in pieno stile sci nordico, perché spesso lo utilizza in progressione a due appoggi, tirandosi su con le braccia. Per chi fa ultra, non è consigliato sempre per il discorso del dispendio energetico: in uno sforzo intenso, si cerca la velocità dall’utilizzo del bastone, in una ultra si cerca di economizzare. Gli americani dicono il classico 90° al gomito con il bastone dritto, ma in fondo che ne sanno loro delle Alpi? Quindi io consiglio, nel dubbio, di aggiungere un cinque centimetri, si va meno a cercare l’appoggio e si usa un po’di più in spinta.

Ed ora finiamo con il come. Fondamentalmente ci sono tre tecniche di progressione coi bastoncini.

PASSO ALTERNATO

E’quello comunemente utilizzato, ottimo per la progressione su salite poco tecniche e non troppo ripide, in cui l’appoggio del bastoncino e della gamba sono alternati: gamba destra avanti, braccio sinistro avanti, gamba sinistra avanza, avanza il braccio destro. E’ un gesto abbastanza semplice una volta capito il meccanismo, efficace nel dare ritmo, poco dispendioso, e ci permette di guadagnare distanza con la falcata se siamo al passo.

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MC in progressione al Temple of Miles

PASSO SPINTA

E’ l’appoggio combinato e parallelo dei due bastoni in avanti (chi ha finezza di tecnica ne appoggia, come nello sci nordico, uno un pelo prima e più avanti dell’altro), che ci permette di fare forza e “tirarci” su. Si usa sulle salite molto ripide o a risalti, o dove comunque non si riesce a sviluppare un passo alternato efficace. Se in questo modo possiamo aiutarci di più con la parte alta del corpo, ricordiamoci che se usiamo troppo le braccia andiamo spesso a lavorare con la zona lombare in maniera innaturale, inficiando i possibili benefici.

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Il Coach si trascina verso il Buco del Viso

CORSA CON I BASTONCINI

Si vede talvolta correre con i bastoncini nei tratti di falsopiano. Qui serve un po’più di agilità e coordinazione per eseguire un passo che ricorda da vicino il vetusto passo svedese o finlandese. Scomparso dalle piste se non nei ricordi di qualche purista o negli incubi degli Aspiranti Maestri, ha trovato applicazione nella corsa. Si usa più che altro in brevi tratti di falsopiano o nei rilanci tra un tratto di salita e l’altro per alleggerire un po’i carichi e far lavorare i muscoli delle gambe diversamente. E’molto efficace, ma decisamente dispendioso.

Foto Sylvain passo svedese
Sylvain Court in perfetto stile di corsa

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