DU COACHING

CUFFIETTE E VIABENE – terza puntata

CUFFIETTE E VIABENE – terza puntata

CUFFIETTE E VIABENE – terza puntata

Un grande ritorno, la nostra rubrica di musica.

Con la solita poliedricità che ci contraddistingue (no, non è schizofrenia), viriamo su suoni elettronici questa volta, perché abbiamo sottomano l’atleta DU e DJ Stefano “The Ruffman” Raffaini.

Coach Grazielli si è commosso a ritrovare alcune sonorità di quando era giovane e frequentava locali, ma c’è tanta roba per tutti: ideale per una bella Easy serale alla luce della frontale, o per pulirsi il cervello dai jingle natalizi che in queste settimane inquinano i nostri padiglioni auricolari.

Buon ascolto!

STEFANO “THE RUFFMAN” RAFFAINI – HOUSE

Quello che ricordo maggiormente dell’estate del 1988 è il caldo, le partite di calcio interminabili al campetto e il mio incontro con la musica House. “Your Love” di Frankie Knuckles fu un pezzo devastante per me, avevo 14 anni e non avevo mai sentito suoni del genere. Fino a pochi mesi prima mi ero rassagnato all’idea che musica voleva dire ascoltare roba tipo Baglioni, Cocciante etc, insomma, tutto quello che in me non suscitava il minimo interesse o la minima emozione. All’epoca si poteva ascoltare quello che passavano le radio e generalmente i palinsesti erano orientati al pop italiano o inglese con variazioni rocchettare culturalmente accettate dal bel paese.

The Godfather

Il gancio per poter uscire dalle solite scalette mi fu inaspettatamente dato dal mio vicino di casa. Di un anno più grande di me, frequentava il primo anno delle superiori, mi aveva passato una cassetta mixata di un dj di una nota discoteca della zona. Ricordo come fosse ieri la mia reazione, fu come se qualcosa in me si svegliasse dal torpore ed iniziasse a dar vita a sensazioni mai provate, ad oggi penso si trattasse di botte di adrenalina misto tempeste ormonali.

Il primo anno di liceo mi aveva proiettato in una nuova dimensione, tutto ero nuovo per me ed il fatto che si trovasse in città mi aveva permesso di esplorare un enorme mondo musicale. Elenco telefonico alla mano feci passare letteralmente tutti i negozi di dischi fino a trovare la mecca. Era un piccolo scantinato in centro città. Dovevi scendere delle scale pitturate di nero che ti portavano in questa stanza ricolma di dischi posizionati in ceste di plastica, quelle che usavano i lattai per intenderci. Due enormi diffusori ai lati del bancone con due giradischi ed un mixer. “Good Life” di Inner City faceva tremare i muri fino a farti venire la pelle d’oca. Cosa chiedere di più. Odore di muffa e le mani impolverate dopo aver fatto passare migliaia di dischi. Diggin’ in the crates divenne il rito del venerdì pomeriggio per molti anni a venire.

The Ruffman himself

I venditori di dischi sono spesso persone strane, il più singolare era il titolare di “Camarillo dischi”. Per entrare dovevi suonare e farti aprire. Dopo essere stato rapinato e messo ko con una bomboletta spray sparata negli occhi il “Cama” era diventato stranamente sospettoso pure con chi come me passava più tempo nel suo buco di locale che con la mia ragazza (capita la solfa mi ha lasciato, per anni non ne avevo capito il motivo… LOL). Camarillo per me sta a Detroit come i pistoni ad Isaiah Thomas. Ed ecco Underground Resistance e Ritchie Hawtin, Derrick May, Carl Craig e l’alieno Jeff Mills con cui anni dopo ebbi l’onore di suonare. Chicago e New York non restano a guardare, la black music è parte del mio dna e rimanendo in ambito street habits l’ Acid House ha fatto il suo anche se parte del merito lo si deve a mister Tadao Kikumoto, ingegnere in Roland Corporation ed inventore di sintetizzatori ormai entrati nell’olimpo della musica elettronica. Suoi i progetti di tb303, tr808 e tr909, in pratica Dio, punto.

Parlo di musica elettronica, ma potrei citare tutti quei generi o arti in generale che hanno avuto e hanno tutt’ora il potere di trasformare la vita di qualsiasi persona, parlo della possibilità di avere chances per realizzarsi anche venendo dal basso, parlo di puro istinto e talento, se ne hai vai, sono innamorato di tutte queste storie pazzesche scritte da persone che con poco hanno fatto la differenza andando contro ogni pronostico o aspettativa.

Richie Hawtin (totally approved by Coach Grazielli)

Sono innamorato della corsa perchè come la musica mi proietta in un limbo, in una dimensione parallela, lo scandire dei passi e del respiro è probabilmente come la stesura di battute al minuto, la ripetibilità del gesto come il loop del sequencer, Mirk chiama Mork, succede che me ne vado a male come la ricotta, succede non spesso ma succede che mentre corro inizio a vedermi dal di fuori, la fatica non è più fatica, le gambe vanno e non le sento più, la testa leggera, ma forse è solo un banale calo di zuccheri (LOL). Con Paco si doveva parlare di musica, …”appena ci ribecchiamo”, lo prendevo in giro per i pezzi hardcore che pubblicava su IG, alcuni però li ho nella mia playlist.

Bene cari, nel disordine mentale sono riuscito ad arrabattare una delle mie infinite playlist che ho in testa. La chiusura non c’è, spero solo di avervi fatto viaggiare un po’ nel mio mondo.

Ci vediamo al traguardo !!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *