DU COACHING

First Timers: Camilla Bolzoli – Tuscany Crossing 103k

First Timers: Camilla Bolzoli – Tuscany Crossing 103k

First Timers: Camilla Bolzoli – Tuscany Crossing 103k

Una parte importante del nostro lavoro di Coach, è quello di aiutare i nostri atleti a raggiungere un obbiettivo. A volte è un tempo, un piazzamento, un risultato, e la soddisfazione di vederli raggiunti (quando succede) è enorme. Ma la cosa più bella è quando lavoriamo per le “prime volte”: la prima volta oltre la maratona, la prima volta oltre la tripla cifra, la prima volta su cento miglia. Perché si fa insieme un percorso verso l’ignoto, e poi si lascia andare l’atleta da solo a scoprire qualcosa. E così abbiamo deciso di inaugurare la rubrica dei First Timers, dove i nostri atleti raccontano la loro prima volta.

Il mio viaggio nel mondo di Destination Unknown è iniziato in Aprile 2021, senza una destinazione precisa se non quella di aumentare le distanze.

Fino a quel momento, infatti, corricchiavo per conto mio, senza aver mai fatto veri allenamenti e la gara più lunga ed impegnativa portata a termine era stata la Dolomiti Brenta Trail nel 2019 (45 km e 2.800+).

Dentro di me, già da tempo, sentivo forte il desiderio di percorrere una lunga distanza: volevo avventurarmi in una zona a me sconosciuta ma che mi affascinava tantissimo. Ero ben consapevole, però, che da sola non avrei saputo come cominciare.

Mi ricordo quando, dopo due mesi di allenamenti, scrissi a Paco che nel 2022 avrei voluto preparare una 100 km. La sua risposta mi ha spiazzata: “Il prossimo anno? Ma è troppo lontano. Troviamo una gara adatta a te in autunno”. Ho riletto quel messaggio per giorni e, non conoscendolo di persona, mi sono chiesta se volesse eliminarmi in qualche modo o se stesse pensando di rispondere ad un’altra persona…

Zitta zitta (anche perché, in quel periodo, non si vedevano ancora gare all’orizzonte) ho continuato i miei allenamenti. In sei mesi ho saltato solo un’uscita: un po’ perché quando decido di raggiungere un obiettivo faccio di tutto per ottenerlo ma, soprattutto, perché questi workout – giorno dopo giorno – sono diventati parte integrante della mia vita quotidiana.

Un caldo pomeriggio di fine Luglio, sui social mi compare “Tuscany Crossing”, 24/25 Settembre, 103 Km 3.400+.

Subito scrivo a Paco: “Dici che posso farla? Sincero eh”. Risposta: “Vai Cami!!”. Nel giro di dieci minuti mi ero già iscritta (da “brava” persona impulsiva che ha passato il giorno dopo a chiedersi che enorme cazzata avesse fatto!).

Da quella decisione iniziano 2 mesi di allenamenti quotidiani ed intesi: una mole di lavoro che pensavo fosse fuori dalla mia portata ma che, sorprendentemente, sono riuscita a reggere senza mai sentirmi stanca o affaticata (solo affamata, quello tanto!!).

Lì è iniziata la mia prima 100 Km.

Soffrendo molto il caldo (a Brescia è anche particolarmente umido), ogni mattina mi alzavo tra le 4.45 e le 5 e uscivo. I lunghi mi aspettavano nel weekend (o, forse, ero io che li aspettavo con grande entusiasmo). Mi sono sempre allenata da sola, anche se sola non mi sono mai sentita. Non ho mai cambiato zona, sia su strada sia su sentiero: non trovavo il senso di fare km in auto per una gara che non richiedeva una specifica preparazione tecnica. Mi sono detta: vuoi fare 100 km in Toscana? Ok, inizia con lasciare giù l’auto e raggiungi i posti a piedi. Così ho allenato anche la mente.

Su questi percorsi (sempre in salita, perlopiù corribile) ho imparato a conoscere il mio corpo e la mia testa.

Sulle strade deserte eravamo io, le solite 3 canzoni sparate a tutto volume senza auricolari, la luna e il canto dei grilli (sì, a quell’ora c’erano ancora i grilli e non le cicale! Il gallo stava ancora dormendo).

Sapevo esattamente a che tornante avrei sofferto di più, a quale curva avrei potuto godere di una meravigliosa alba e di quel magico momento che la precede. Ho riempito il mio cuore di emozioni intense che mi hanno dato la carica per vivere le giornate: arrivare al lavoro con questa energia è impagabile.

Durante i lunghi ho dovuto rivedere la mia alimentazione: fino a quel momento non avevo mai usato gel, barrette, sali minerali e maltodestrine. Alla prima crisi, con Paco abbiamo dovuto trovare un piano B. Anche queste “prove” sono state fondamentali per poi sapermi gestire in gara.

Due settimane prima del fatidico giorno, ogni paura è magicamente passata: avevo solo una gran voglia di partire, ero molto carica sia fisicamente sia psicologicamente. Ero consapevole che, da quel momento in poi, il buon andamento della gara dipendeva solo ed esclusivamente da me (oltre che, ovviamente, da una buona dose di fortuna – perché sapevo che le variabili potevano essere tante e non era possibile pianificarle tutte).

Ci tengo a dire che con Paco c’è stata intesa fin dall’inizio ma, in questi due mesi, ho capito che il bravo coach non è (solo) quello che ti fa arrivare al traguardo ma, soprattutto, quella persona che – nei giorni antecedenti alla gara – ti fa sentire motivato e soddisfatto di quello che hai vissuto fino a quel momento. Per me è stato una grande percorso di crescita personale. Paco c’è sempre stato, senza che glielo chiedessi. Sinceramente, non conoscendoci di persona, ancora mi chiedo come facesse a capire quando era il momento esatto in cui avevo bisogno di lui.

Del Tuscany, che dire?

Siamo partiti alle 5.30 (orario per me perfetto), in uno scenario che sembrava un dipinto. Un’alba indescrivibile. Molti si fermavano a fare le foto ma io ho preferito godermi quello spettacolo solo con gli occhi e con il cuore: non è possibile racchiudere tanta bellezza in uno scatto. Vale la pena viverlo, soprattutto dopo 1 anno e mezzo di Covid che ci ha privato di meraviglia e di speranza.

In gara non ho mai pensato di non potercela fare, nemmeno nei momenti di difficoltà: il caldo l’ha fatta da padrone per più di metà giornata ma, una costante idratazione e “docce” improvvisate mi hanno permesso di non sentirmi male. Purtroppo non mi sono goduta gli ultimi 25 km per un forte dolore al ginocchio ma ho riflettuto sul fatto che, in fondo, mancavano “solo” 25 km (a proposito, quanto è lungo anche un solo km quando non stai bene?!?!?!) e che ero fortunata ad essere stata in forma fino a quel momento.

Sinceramente non ho vissuto questa gara come un viaggio: in mezzo a tante persone non era possibile… Il vero viaggio, per me, è racchiuso nei mesi di preparazione.

Ah, dimenticavo un particolare: fino a qualche giorno prima del Tuscany Crossing, avevo detto di questa sfida a pochissime persone. Era un mio sogno e volevo viverlo nel profondo.

E così, quando ho oltrepassato il traguardo, ho trovato ad accogliermi la mia felicità, mista a soddisfazione e incredulità.

Le lacrime? Quelle sono arrivate qualche giorno dopo: lacrime di liberazione di emozioni forti.

La soddisfazione più grande? Aver ripreso gli allenamenti, era tutto ciò che desideravo.

Coach Gentilucci, Tuscany Crossing 50k, 2nd place.
Dovunque tu sia, “continua a correre, testa di c***o”. I tuoi atleti continuano a farlo.

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